1984 è un libro inquietante e difficile.

E' stato scritto nel 1948, quando il mondo stava uscendo dall’incubo della guerra mondiale per entrare nell’incubo della guerra fredda. Ma sembra scritto ieri, anzi, oggi, o forse, domani.

Molti conoscono a grandi linee il contenuto: il Grande Fratello, il controllo del popolo, eccetera. E' tutto un equivoco. E' il manifesto del bispensiero. Del potere per il potere. Della prevaricazione come legge. E quindi del controllo della vita, della morte e della mente.

Estremamente attuale, lucido nel descrivere l’incubo, sembra descrivere e spiegare la vita sociale umana, ancor più quella odierna, non necessariamente il solo aspetto politico (anzi, limitarsi ad esso è estremamente riduttivo) quanto tutti gli altri, dalla pubblicità, al marketing, alle relazioni interpersonali.

Fa paura, non per quello che potrebbe essere, ma per quello che già è. Il bispensiero esiste, è utilizzato comunemente e, ovviamente, non ce ne rendiamo conto. E' il bispensiero che lo impone.

Un romanzo che dovrebbe essere obbligatorio nei programmi scolastici.

5 stelle, solo perché non ce ne sono 6.