More about Nei boschi eterni Chi mi conosce sa quanto amo i romanzi di Fred Vargas. Ho letto molto di quest’autrice francese, ho iniziato con “Un luogo incerto”, l’unico romanzo non horror che parla di vampiri, e che solo per questo mi ha affascinato, e le due trilogie “La trilogia di Adamsberg” e “I tre evangelisti”, pregevolissimi gialli dal ritmo coinvolgente.

Con un curriculum del genere è lecito aspettarsi una caduta di  qualità prima o poi. E' naturale, è capitato a tantissimi autori anche più conosciuti della Vargas.

Invece la sorpresa è stata notevole quando mi son reso conto che, nonostante una partenza un tantino lenta, era via via sempre più difficile staccarsi dalla lettura.

Come una navigata giocatrice di scacchi, in questo romanzo la partenza “lenta” è solo propedeutica alla costruzione delle vicende che seguono, e anzi, fanno si da una parte di caratterizzare ancor più i personaggi, dall’altra di spargere indizi e da far da base ad una vicenda non troppo intricata ma affatto banale. Si apprezza infatti che l’autrice è sempre in grado di sorprenderci, dimostrando che è più difficile costruire un buon racconto con pochi elementi che complicare eccessivamente la vicenda per coprire il fatto di non aver una sostanza su cui costruire. Mi viene naturale il confronto con il recente “Uomini di paglia” del bravo Mashal Smith, che ha scucito da parte mia un impietoso voto 2/5; in quest’ultimo caso, poca sostanza e molta fuffa.

Chi ama i gialli non può a mio parere non amare Fred Vargas. Questo romanzo tiene senz’altro alto gli onori di questa meritevole autrice francese. 5/5.