I “Racconti della Kolyma” sono una raccolta minimale dei racconti che Shalamov ha scritto negli anni successivi al suo rientro nel mondo civilizzato dopo 13 anni di prigionia in un Gulag in Siberia. La sua liberazione avvenne il giorno successivo alla morte di Stalin, e riuscì a far pubblicare i racconti in Occidente, divenuti in realtà famosi dopo la pubblicazione di “Arcipelago Gulag” di Solženicyn, con cui ebbe una discreta polemica avendolo accusato di eccessiva “dolcezza” nel raccontare la vita nel Gulag. In verità mi aspettavo qualcosa di ben più duro, ma è fuori di dubbio che i racconti diano molto da pensare.

Essendo un detenuto politico, fu ripudiato dai familiari. Morì nell'82, senza aver guadagnato alcun ché dalla pubblicazione dei sui racconti, con grande rancore.

Forse questa è la citazione che più riassume i racconti della Kolyma. Nonché quest’ultima, terribile per quanto vera (e la storia dell’URSS ne ha dato tristemente conferma…)

Consigliato, assieme ad un bel libro di fotografie della Siberia (su Marco Polo trasmettono in questo periodo una serie di documentari… da inserire come compendio, eventualmente…)